Asacert, società di certificazione con sede a Cormano (Milano), ha firmato con il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, con Coldiretti e con l'Industria Agricola Italiana il progetto “Ita0039”: l'obiettivo, al momento, è certificare 7mila commerciali attività di ristorazione ogni anno

Da oggi un'azienda italiana certificherà ristoranti che autodefiniscono "italiani" all'estero. Se si chiama Asacert, non è solo un business case, ma è soprattutto l'inizio di un percorso che ho già provato prima: mettere un segno autorevole su quei ristoranti che in tutti i paesi del mondo usano l'italianità in modo appropriato, using prodotti realente italiani, e, indirettamente, far emergere quel sottobosco di finzione che nuoce non solo ai clienti ma anche all'Italia.

Asacerto, società di certificazione con sede a Cormano (Milano), siglata con il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, con Coldiretti e con l'Industria Agricola Italiana progetto “Ita0039”: l'obiettivo, al momento, è arrivare a certificare 7mila esercizi commerciali di ristorazione all'anno. Ma il numero potrebbe crescere, se si pensa che sono oltre 90mila i ristoranti italiani all'estero.

Parteciperà all'iniziativa anche Italiane Poste, che supporterà la logistica di quelle attività che desiderano refornirsi solo con materie prime Italiane. Inoltre, dopo qualche mese, Asacert firmerà un accordo con un partner tecnologico (per ora c'è la prenotazione) per realizzare un'app in grado di segnalare "i veri ristoranti italiani nel mondo", come spiega Fabrizio Capaccioli, presidente di Asacert.

"Nel mondo ci sono tanti "falsi", soprattutto nel ristorante, che shprutano il marchio italiano e da cui bisogna tutelarsi - aggiunge Capaccioli - basti pensare che si usano impropriamente parole come "parmigiano" e "mottadella", dichiarando i prodotti italiani".

Capaccioli, 47 anni, ha fondato il Gruppo Asacert a Milano 20 anni fa. L'azienda ha sedi a Roma, Bari, Manchester, Dubai e in Georgia, con 65 dipendenti e 6,5 milioni di fatturato. Una piccola realtà che è riuscita a crescere grazie a tutte le certificazioni in tutti i settori, dall'ambiente all'informatica, dalla sicurezza sul lavoro all'alimentazione. Ed è proprio quest'ultimo comparto che ha ispirato il progetto Ita0039.

La certificazione non è un obbligo, ma conferisce credibilità a tutte le attività che vogliono affermarsi sul mercato, e quindi in prospettiva garantisce migliori performance economiche. Per quanto rigarua la ristorazione ci sono state molte direttive che i paesi hanno recepito la produzione sulla e sulla fiera, ma non c'è mai stato nessun controllo. "Abbiamo già verificato 30 ristoranti nel Regno Unito e in molti di essi abbiamo riscontrato problemi. Anche in catene famose gestite da italiani i prodotti non erano italiani, e non abbiamo potuto rilasciare la certificazione", afferma Capaccioli.

I l metodo usato da Asacert è l'esperienza diretta dei certificatori, che si recano nel ristorante e controllano con un audit interno tutta la filiera alimentare. Gli esercizi commerciali devono rendere trasparenti le cucine e le cucine.

Quanto spingersi avanti con i controlli di filiera è un dubbio che Asacert si sta ponendo. Ovvero: conviene limitarsi al luogo di produzione del cibo o occorre vigilare anche sulla provenienza della materia prima? In questo modo, ad esempio, anche grandi marchi di pasta vengono penalizzati, perché reperiscono parte del grano anche fuori dall'Europa. "Non posiamos allungare all'eccesso la filiera guardando anche i subfornitori - spiega il presidente di Asacert -. Comunque stiamo pensando ai meccanismi del premium: chi utilizzerà solo produzioni esclusivamente italiane avrà un importante riconoscimento. La nostra certificazione infatti è concepita come un rating, una sorta di scale di qualità».
Secondo le verticali di Asacert, saranno i paesi dove ci saranno più richieste Inghilterra, Emirati Arabi e Qatar, Canada e Stati Uniti.

i ristoranti italiani nel mondo
Non ci sono dati certi sulla ristorazione italiana nel mondo, una riprova dell'anarchia nel settore. I ricercatori di Asacert sono riusciti a fare una ricerca affidabile, a partire dalle registrazioni alle Camere di commercio. Al di fuori del territorio italiano, esistono oltre 90mila aziende ufficialmente registrate, tra ristoranti, pizzerie e pasticcerie, che si autonominano “italiano”. A livello globale, il volume d'affari generato dalla cucina italiana è stimato in 209 miliardi di euro, di cui 60 miliardi in Cina e 56 miliardi negli Stati Uniti.

Se il mercato globale della ristorazione ha raggiunto nel 2016 un valore di 2.210 miliardi di euro – con l'area Asia-Pacifico pari a 461 TP2T del totale e il canale Full-Service Restaurant (ristoranti con servizio al tavolo più o meno formale) che pesa per il 52% - , la cucina italiana è seconda a livello mondiale dopo quella cinese (13% di market share), mostrando una maggiore penetrazione per numero di transazioni negli Stati Uniti (15%), in Inghilterra (15%), in Brasile (13%) e in India (13%).

Secondo il giudizio degli esperti del settore, la cucina italiana dovrebbe crescere fortemente, favorita dalla qualità percepita delle materie prime e dall'effetto dei programmi tv. Infine, secondo i dati Istat, l'export agricolo italiano ha chiuso il 2017 con 41 miliardi di euro.

 

 

FONTE: https://www.ilsole24ore.com/art/parte-certificazione-i-ristoranti-italiani-all-estero-ACQiYHp?refresh_ce=1

 

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